“Ad un anno dal mio viaggio in Burkina Faso vedo ancora in quegli occhi il FORTE SENSO di gratitudine che riuscivano a trasferire senza parlare. Ritornerò in Africa, ed esorto ad ognuno di voi di toccare con mano quella terra per comprendere il vero senso di UMANITÀ.”
Lisa | 17-21/09 2019: UN ANNO DOPO
“Vi esorto a guardare questa foto… attentamente!
Io la guardo spesso, con lei tante altre.
Ad un anno dal mio viaggio in Burkina Faso vedo ancora in quegli Occhi il FORTE SENSO di gratitudine che riuscivano a trasferire senza parlare.
Gratitudine unita a richiesta di aiuto.
Sì, quel colore di occhi nero intenso, che accomuna tutte gli abitanti di quella terra hanno lasciato, come una tatuaggio sul cuore, il desiderio di poter aiutare chi ne ha più bisogno e la consapevolezza di dire GRAZIE!
Ritornerò in Africa, ed esorto ad ognuno di voi di toccare con mano quella terra per comprendere il vero senso di UMANITÀ.”
Lisa Napolano
“È già trascorso un anno da quell’esperienza che ha cambiato parte della mia vita. Siamo arrivate tra la paura e la curiosità di un luogo totalmente nuovo, non sapevamo cosa ci aspettava, quante e quali emozioni avremmo vissuto. Ci vorrebbe un altro anno per raccontare tutto. Se mi avessero chiesto di restare lì per più tempo sarei rimasta, senza ombra di dubbio.”
Angela 17-21/09 2019: UN ANNO DOPO
“È già trascorso un anno da quell’esperienza che ha cambiato parte della mia vita: 17.09.2019. Dopo un anno è molto più nitido ciò che sento.
Siamo arrivate tra la paura e la curiosità di un luogo totalmente nuovo, non sapevamo cosa ci aspettava, quante emozioni avremmo vissuto . Ci hanno accolto donandoci vestiti e oggetti, preparandoci da mangiare e sistemando le nostre camere.
L’odore, i pianti, i lamenti di un ospedale pediatrico ti resta nel cuore e non esce più. Le storie di alcuni di loro. Le condizioni precarie in cui erano mamme e bambini. Bambini che, nonostante tutto, ci guardavano e sorridevano. Non avevano paura di noi, che avevamo un colore di pelle diverso dalla loro.
La gratitudine, la felicità, la festa che hanno fatto il giorno dell’inaugurazione del Pozzo.
Gli occhi dei bambini che ci assalivano letteralmente solo per una caramella. I pianti di qualcuno di loro che avevano paura di noi e scappavano via.
L’educazione di chi aspetta in silenzio ed in ordine un panino con il latte condensato, pur non mangiando da un po’.
La compostezza di un uomo che ci ha accolto con la giacca, nonostante vivesse in una baracca.
L’emozione di una donna che si è commossa al nostro arrivo, perché le stavamo donando un sacco di riso.
Il pianto in aeroportoquando stavamo andando via, con le parole di Paul, il nostro accompagnatore.
È stato emozionante tutto, non c’è una sola cosa che non ricordo con nostalgia.
Le risate durante il viaggio infinito in un furgoncino con le valigie che, ad ogni frenata, cadevano su chi era seduto agli ultimi posti… il posto di blocco della polizia, le lucertole enormi di ogni forma e colore…
Ci vorrebbe un altro anno per raccontare tutto.
Tutti questi ricordi mettono un magone in gola e gli occhi lucidi.
Posso dire con certezza che se mi avessero chiesto di restare lì per più tempo sarei rimasta, senza ombra di dubbio.”
Angela Di Sano
“Quando sei in Africa, svuoti la mente totalmente, impari a metterti da parte. Ciò che ho sentito, toccato e provato lì è stato oltre ogni aspettativa.”
Laura 17-21/09 2019: UN ANNO DOPO
“Quando sei in Africa, svuoti la mente totalmente, impari a metterti da parte.
Sapevo che questo viaggio mi avrebbe regalato qualcosa di speciale, ineguagliabile, ma ciò che ho sentito, toccato e provato lì è stato oltre ogni aspettativa.
Ho realizzato che il mal d’Africa esiste!”
Laura Coletta
“Dell’ospedale pediatrico di Ouagadougou non dimenticherò mai l’odore, non ero preparata. Abbiamo portato medicinali ed altri beni di prima necessità che non sarebbero durati in eterno. Ma poi siamo andati via… Proprio quando mi sono abituata all’odore.”
Stefania R. 17-21/09 2019: UN ANNO DOPO
“Questa foto è stata scattata all’ospedale pediatrico di Ouagadougou. Di quel posto non dimenticherò mai l’odore.
Ero preparata a vedere bambini, anche madri soffrire per i figli, ma all’odore no. L’odore è qualcosa che pur volendo non riuscirei a descrivere. Ricordo di essere dovuta uscire e rientrare più volte per abituarmi e riuscire a respirare.
Il mio disagio è passato quando ho realizzato che sarei uscita, a differenza di quei bambini di cui molti neonati che i dottori cercavano di salvare con i pochi mezzi a disposizione.
Abbiamo portato medicinali ed altri beni di prima necessità che non sarebbero durati in eterno.
Alla fine siamo andati via ed ognuno di noi è tornato alla propria vita rendendosi conto che la felicità sta anche semplicemente nell’avere un tetto sulla testa.
Siamo andati via…
Proprio quando mi sono abituata all’odore.”
Stefania Ruzzo
“Tra i tanti dubbi che costituiscono la mia vita, ho una certezza: desidero tornare in Africa. Desidero camminare ancora su quel suolo rossastro, respirare l’odore intenso di quei luoghi ed incrociare, nuovamente, gli sguardi pieni di gratitudine, dolcezza, autenticità e AMORE del suo popolo.”
Stefania F. 17-21/09 2019: UN ANNO DOPO
“Oggi, a quasi 28 anni, posso affermare che il viaggio in Burkina Faso è stato l’esperienza più forte che abbia vissuto. Tutte le sensazioni provate sono rimaste insite nella mia anima.
Tra i tanti dubbi che costituiscono la mia vita, ho una certezza: desidero tornare in Africa. Desidero camminare ancora su quel suolo rossastro, respirare l’odore intenso di quei luoghi ed incrociare, nuovamente, gli sguardi pieni di gratitudine, dolcezza, autenticità e AMORE del suo popolo.
Un’esperienza simile ti segna, inevitabilmente ti arricchisce.
L’Africa è diventata parte integrante del mio cuore.”
Stefania Forlingieri
“Ho chiamato in continuazione Paul, il ns accompagnatore in Africa, per sapere com’è la situazione Covid-19 lì, ho chiesto di ogni singolo bambino e mi sono accertata che tutta l’Oasi stesse bene. È come se fossi tornata ieri… ricordo ancora benissimo quei volti, i sorrisi, la luce e la gratitudine che solo in quelle persone riesci a capirne realmente il significato. Una delle tante cose che mi ha colpito è che l’orologio lì non sanno neppure cosa sia, la distanza da un luogo ad un altro non la riescono a quantificare. Un anno dopo ho il mal d’Africa, eppure io non ci credevo!”
Sara 17-21/09 2019: UN ANNO DOPO
“Ad oggi sono consapevole di essere stata una persona fortunatissima, per aver vissuto un’esperienza che rimarrà per sempre impressa nel cuore e nella mente.
Un anno dopo mi rendo conto che il tempo è volato, perché per me è come se fossi tornata ieri. Sento ancora gli odori… ricordo benissimo quei volti, i sorrisi, la luce e la gratitudine che solo in quelle persone riesci a capirne realmente il significato.
Quella realtà che è completamente diversa dal nostro frenetico mood, l’orologio lì non sanno neppure cosa sia, la distanza da un luogo ad un altro non la riescono a quantificare.
Un anno dopo è chiamare in continuazione Paul, il ns accompagnatore, per sapere com’è la situazione Covid-19, è chiedere di ogni singolo bambino, accertarmi che tutta l’Oasi stia bene e raccomandarmi di salutarli tutti da parte mia.
Un anno dopo, è avere la voglia e l’esigenza di ritornarci e farmi in mille per aiutarli.
Un anno dopo, è Guardare e riguardare video e foto e puntualmente piangere… l’emozione è sempre la stessa, anzi…
Un anno dopo ho il Mal d’Africa, eppure io non ci credevo!
Ho quei momenti, quelle persone nel cuore e tatuati sulla pelle!
BARKA MAMA AFRICA“
Sara Di Sano
To be continued…